domingo, 22 de julio de 2012

Le nostre terre

Filomena Shedir Di Paola

"Grazie per la traduzione, Filomena" 




Dobbiamo tenerci stretti al sedile dell´aereo
quando la hostess, dalla sua voce nasale,
annuncia che c´è turbolenza
o che si sta avvicinando la fine del mondo.

E dimenticare tutti quelli che dicono che nessuno
si salva dagli incidenti aerei.
Aferrarlo forte, tenere le braccia,
finché le vene delle mani non esplodano,
finché le unghie non penetrino il feltro
dove dice "Welcome"

E non lasciar mai la presa.
Accada quel che accada.
Sebbene salga volando fra frustate di luce,
e tra lampi e ronzii;
e senti il respiro della morte
ronzarti sul collo.

Perché può darsi che il mostro metallico
sia diretto a morire contro uno splendido bosco
e la nostra sedia diventi un trono
sulle cime

Perché qui, questa mattina, amore,
ancora fischia la caffettiera una musica felice
e l´odore del caffè lancia sbuffi caldi al futuro.
Perché qui e ora, vita mia,
l´orologio vive, sia pur per niente,
anche se no sveglia nessuno,
anche solo per ricordarci que non ci sono scorciatoie;
non c´è una terza via.

Che in pochi secondi saremo
massa di visceri e lattine.

Ma abbiamo ancora, abbiamo ancora, amore,
il volo libero e senza rete.

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